Steven Laureys

Direttore del Coma Science Group


Biografia

Steven Laureys, MD, PhD è il direttore del Coma Science Group (http://www.comascience.org) presso il Dipartimento di Ricerca e Neurologia G.I.G.A. dell’Università e dell’Ospedale Universitario di Liegi, in Belgio. È Direttore di Ricerca presso la Belgian National Fund for Scientific Research e specialista in neurologia e medicina palliativa. È Presidente Eletto della Association for the Scientific Study of Consciousness e Presidente della World Federation of Neurology Applied Research Group on Coma. Il suo team studia le lesioni cerebrali acquisite e gli stati alterati di coscienza (ad esempio, coma, stati vegetativi/non responsivi, stato di minima coscienza e locked-in), associando l’esperienza clinica e la valutazione comportamentale del paziente con le neuroimmagini, affrontando anche le implicazioni etiche di questa ricerca clinica traslazionale.

(In)Coscienza & cervello gravemente danneggiato

Abstract

 Negli ultimi 15 anni sono state effettuate un gran numero di scoperte che hanno modificato decisamente la nostra conoscenza riguardo il recupero della coscienza nel cervello umano dopo gravi danni cerebrali. In particolare, tra queste vi è la dimostrazione che pazienti con minime o assenti evidenze di esperienza cosciente possono conservare capacità cognitive fondamentali, e la prima dimostrazione scientifica che alcuni pazienti, anche con gravi danni cerebrali e limitata responsività comportamentale di lunga durata, possono ancora nascondere capacità latenti di recupero. Tra queste capacità vi sono particolari aspetti del linguaggio e di cognizione di alto ordine, che possono riemergere sia spontaneamente che attraverso interventi diretti anche dopo lunghi periodi, oppure rimanere non identificati.

Quando pazienti in “Stato Vegetativo Persistente” (recentemente rinominato Sindrome di Veglia Non Responsiva)  mostrano segnali minimi di coscienza, ma sono incapaci di comunicare in maniera efficace, viene utilizzato il nome “Stato Minimamente Responsivo o Stato di Minima Coscienza” (MCS). Lo MCS è stato recentemente sotto-categorizzato sulla base del comportamento del paziente: MCS+ indica una risposta comportamentale di alto livello (come la capacità di eseguire comandi, compiere verbalizzazioni intellegibili o comunicare in modo non funzionale), mentre MCS- descrive la presenza di risposte comportamentali di basso livello (come l’inseguimento visivo, la localizzazione di stimoli dolorosi o la presenza di comportamenti appropriati come il sorriso e il pianto ai relativi stimoli emotivi). I pazienti che mostrano segni di coscienza non comportamentali o altri tipi di comunicazione misurabili solo attraverso strumenti aggiuntivi (come la Risonanza Magnetica Funzionale, la Tomografia a Emissione di Positroni, l’EEG o i potenziali evocati) vengono diagnosticati con la Sindrome da Locked-in.

Il miglioramento nella valutazione delle funzioni cerebrali nel coma e negli stati associati non solo sta modificando la nosologia e l’assistenza sanitaria, ma sta anche offrendo una diagnosi e una prognosi migliori, e sta contribuendo a identificare i correlati neurali della coscienza umana. Nel complesso, studi recenti mostrano che la consapevolezza è una proprietà emergente del funzionamento di tipo top-down del network fronto-parietale. All’interno di questo network, la consapevolezza esterna (sensoriale) correla con l’attività delle cortecce laterali prefrontali e parietali, mentre la consapevolezza interna (il sé) correla con l’attività della midline corticale, in particolare del precuneo e della corteccia frontale mediale. Questi dati sono di particolare rilevanza clinica, poiché permettono di migliorare la diagnosi, la prognosi ed il trattamento dei pazienti con disordini di coscienza, attualmente molto problematica e non consistente. Avanzamenti tecnologici recenti permettono adesso di misurare l’attività neurale tramite fMRI, EEG o diametro pupillare relativi a comandi specifici, fornendo evidenze della presenza di pensieri coscienti e, in alcuni casi, anche di comunicazione, indipendentemente dal movimento o dalla comunicazione non verbale del paziente. In conclusione saranno affrontati i problemi etici associati a questi disturbi e lo sforzo nel migliorare l’assistenza sanitaria e la qualità della vita nei pazienti con disordini di coscienza.