Remo Bodei

Professore di filosofia alla University of California, Los Angeles


Biografia

Remo Bodei è professore di filosofia alla University of California, Los Angeles, dopo aver insegnato a lungo alla Scuola Normale Superiore e all’Università di Pisa. Si occupa di teoria delle passioni, di modelli della coscienza e di problemi legati alla memoria, all’identità individuale e collettiva. Tra le opere più recenti, tradotte in quindici paesi: Le logiche del delirio. Ragione, affetti, follia (Laterza, 2000); Destini personali. L’età della colonizzazione delle coscienze (Feltrinelli, 2002); Piramidi di tempo. Storie e teoria del déjà vu (Il Mulino, 2006); Paesaggi sublimi. Gli uomini davanti alla natura selvaggia (Bompiani, 2008); La vita delle cose (Laterza, 2009); Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri (Feltrinelli, 2013); Generazioni. Età della vita, età delle cose (Laterza, 2014); La civetta e la talpa. Sistema ed epoca in Hegel (Il Mulino, 2014); Ordo amoris. Conflitti terreni e felicità celeste (Il Mulino, 2015); La filosofia nel Novecento (e oltre) (Feltrinelli, 2015); Limite (Il Mulino, 2016) e Scomposizioni. Forme dell’individuo moderno (Il Mulino, 2016) Geometria delle passioni (Feltrinelli, 2017, ultima edizione).

Pensare, meditare

Abstract

Nella cultura occidentale la meditazione è un esercizio di pensiero e una pratica, inizialmente monastica, che consisteva nel soffermarsi – riflettendovi più volte e andando avanti e indietro – sulla pagina di un testo sacro al fine di lasciandosene impregnare. Descartes introdurrà questo metodo in filosofia con le Meditazioni metafisiche, riprendendo una tradizione più antica che incrocia il modello stoico degli “esercizi spirituali” di Seneca con gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio, che aveva avuto modo di conoscere in quanto allievo dei Gesuiti. Diversamente da quanto comunemente si ritiene, il Cogito, ergo sum  non si deve tradurre e comprendere come “Penso, dunque, sono”. Il cogitare, infatti, non indica il solo “pensare”, bensì l’agitarsi insieme, il co-agitare, di ciò che (simultaneamente o di volta in volta) si affaccia alla nostra coscienza. Si tratta di un turbinio di pensieri, volizioni e sensazioni che incessantemente occupano l’anima. Chi cogita non si limita a pensare in forma astratta, ma (come si dice nella seconda delle Meditazioni metafisiche) è “una cosa che dubita, intende, afferma, nega, vuole, non vuole, immagina, inoltre, e sente”.

Anche in seguito, e fino alle Meditazioni cartesiane di Husserl, la meditazione è un atto puramente mentale, che non coinvolge il corpo. Questo – in quanto anima vegetativa aristotelica o res extensa cartesiana – non partecipa alla meditazione e non è coinvolto in unico processo, come avviene invece nel buddhismo, dove il rilassarsi, il respiro, la postura, il far fluire i pensieri grazie a tecniche del corpo sono una parte essenziale. Il pensiero disincarnato e teso al dominio di sé (e, nell’ascetismo alla mortificazione del corpo) che caratterizza le  principali tendenze delle filosofie e della religiosità della nostra civiltà contrasta quindi con la consapevolezza del corpo che ispira il buddhismo.