Michel Bitbol

Filosofo della scienza francese e direttore di ricerca presso il CNRS


Biografia

Michel Bitbol è Directeur de Recherche al CNRS, a Parigi, Francia. Lavora attualmente all’Archives Husserl, centro di ricerca sulla Fenomenologia. Ha ottenuto una laurea e un dottorato in fisica e la “Habilitation” in filosofia.

Dal 1978 al 1990 ha lavorato come ricercatore scientifico in biofisica. A partire dal 1990, si è dedicato alla filosofia della fisica. Ha curato i testi di Erwin Schrödinger e sviluppato una filosofia neokantiana della meccanica quantistica. Nel 1997 ha ricevuto un premio dall’Academie des sciences morales et politiques per il suo lavoro nella filosofia della meccanica quantistica.

In seguito, ha studiato le relazioni tra la filosofia della fisica e la filosofia della mente, lavorando a stretto contatto con Francisco Varela. Ha imparato il sanscrito e pubblicato un libro (De l’intérieur du monde, 2010) in cui ha proposto un parallelo tra le relazioni buddiste dell sorgere dipendente e della non-sopravvenienza. La fisica quantistica e la teoria della conoscenza. Ha poi sviluppato una concezione della coscienza basata sull’epistemologia della conoscenza in prima persona e una critica fenomenologica delle teorie naturalistiche della coscienza (La conscience a-t-elle une origine?, 2014). Di recente, ha curato una raccolta di lavori di Francisco Varela, dall’autopoiesi alla śūnyatā.

 

Affrontare il problema della coscienza senza una teoria

Abstract

Al tempo in cui Francisco Varela stava elaborando la disciplina della “neurofenomenologia”, era esplicitamente alla ricerca di una via di uscita dal noto “problema difficile” (hard problem) dell’origine fisica della coscienza. Sulla scia dell’attitudine naturalistica occidentale, ci si può chiedere quale teoria della coscienza fosse da lui sostenuta. Nel vagare per gli scritti di Francisco Varela, è possibile individuare una certa affinità tra la sua visione e l’idealismo, o il dualismo o la teoria dell’identità mente-cervello (in successione o anche simultaneamente). Eppure, non appena uno qualunque di questi paragoni viene spinto troppo in là, esso tende a collassare. Nessuna di queste teorie isolatamente può afferrare la strategia di Francisco Varela nell’affrontare l’hard problem della coscienza. Possiamo dunque chiederci: qual era, dopo tutto, la posizione di Francisco Varella rispetto allo status della coscienza nel mondo? Esisteva, in definitiva, una tale posizione?

La mia idea è che questa posizione sulla coscienza esiste ed è perfettamente coerente, ma che non ha nulla a che fare con una teoria. Di certo, il sottotitolo del saggio originale di Varela annunciava un “rimedio metodologico” allo “hard problem” della coscienza, non una soluzione o una teoria. Ogni teoria della coscienza è poi esaminata in successione e rifiutata, come nello stile della filosofia  Madhyamika. Ciò che rimane è una posizion(stance) puramente esistenziale e una metodologia di ricerca in cui il problema dell’origine della coscienza è visto come irrilevante. Non viene offerta nessuna “soluzione” al problema dell’origine della coscienza, quanto piuttosto una mera “dissoluzione”, come nello spirito della fenomenologia di Husserl e Merleau-Ponty, che ha rappresentato riferimento filosofico centrale di Varela. Infine, viene proposto un paragone tra questo approccio alla coscienza e l’approccio buddista Yogacara/Cittamatra.