Donald Hoffman

Professore Ordinario presso il Dipartimento di Scienze Cognitive, Informatica e Filosofia presso l’Università della California, Irvine


Biografia

Donald Hoffman è uno scienziato cognitivo, autore di più di 100 articoli scientifici e di tre libri, tra cui “Visual Intelligence: How We Create What We See” (W.W. Norton, 2000). Si è laureato presso la UCLA in Psicologia Quantitativa e ha ottenuto il Dottorato in Psicologia Computazionale presso il MIT. È entrato alla U.C. di Irvine nel 1983, dove è ora Professore Ordinario presso il Dipartimento di Scienze Cognitive, Informatica e Filosofia. Ha ricevuto il Distinguished Scientific Award dall’Associazione Americana di Psicologia per le sue ricerche sulla percezione visiva, il Rustum Roy Award dalla Chopra Foundation e il Troland Research Award dalla Accademia Nazionale delle Scienze Americana. Nel programma televisivo di Morgan Freeman “Through the Wormhole With Morgan Freeman“, il prof. Hoffman ha condotto una rubrica dal titolo  “Can we handle the truth?“. Infine, degna di nota è una sua relazione su TED chiamata “Do we see reality as it is?

Il “processo” contro una base fisica per la coscienza

Abstract

Se io ho un’esperienza visiva, che riporto come un pomodoro rosso a un metro di distanza, e sono sobrio o in nessun altro modo alterato, tendo a credere che vi sia effettivamente un pomodoro rosso a un metro di distanza, e che questo continuerà a esistere anche nel caso in cui chiuda gli occhi, o anche se io stesso dovessi cessare di esistere. In generale, credo che le mie percezioni siano veritiere, che rappresentino accuratamente alcuni aspetti dell’ambiente oggettivo. Ma la scienza supporta questa credenza? In particolare: l’evoluzione attraverso la selezione naturale favorisce percezioni veritiere? Molti scienziati e filosofi della percezione sostengono di sì, ma questa affermazione, per quanto sia influente e in accordo con le nostre intuizioni, non è stata adeguatamente testata. In questa relazione presento un nuovo teorema, che ho ipotizzato e che Chetan Prakash ha testato: le percezioni veritiere non sono mai più adattive di quelle non veritiere, le quali sono semplicemente accordate alle funzioni adattive più rilevanti. Questo comporta che la percezione non sia una finestra sulla realtà, ma sia più verosimilmente assimilabile ad un’interfaccia sullo schermo di un computer. Lo spazio-tempo è il desktop, e gli oggetti fisici sono semplicemente le icone sul desktop. Lo spazio-tempo non è il palco pre-esistente sopra il quale si inscena lo spettacolo teatrale della vita. È semplicemente un tipo di formato di dati manipolato dalla nostra specie. Gli oggetti nello spazio-tempo, inclusi i neuroni e il cervello, non esistono quando non vengono percepiti. Discuterò la teoria dell’interfaccia della percezione e le sue implicazioni in uno dei più intriganti problemi della scienza: la relazione tra l’attività cerebrale e le esperienze coscienti.